Tevere tra storia e leggenda

Il ‘biondo Tevere’, simbolo e cuore pulsante di Roma, al centro dei miti fondativi della città.
Dalla cesta con i piccoli Romolo e Remo affidata alla corrente fluviale, allo sbarco eroico di Enea iniziatore della stirpe romana, il fiume è da sempre protagonista della storia e del destino di Roma e non solo.

Risorsa indispensabile in passato, era fonte di acqua potabile, via di comunicazione ed elemento di difesa per l’intero bacino fluviale. 
Un’autostrada sull’acqua su cui far viaggiare le merci, tra cui il sale: elemento prezioso per la conservazione dei cibi, proveniva dalle saline sul Mediterraneo, nei pressi di Ostia, alla foce del Tevere, e veniva venduto nei territori più a nord, controllati dagli Etruschi di Veio.  

La presenza fin dai tempi antichi (XV-XIV sec a. C.) dell’Isola Tiberina, guado naturale di origine sedimentaria, unico passaggio tra le due rive del fiume, era punto di incontro dei vari popoli latini e, non a caso, Roma sorse sulle pendici del vicino colle Palatino

Risalire la corrente del Tevere significava portare non solo mercanzie dai paesi più lontani, ma anche e soprattutto civiltà e cultura e per questo il controllo del fiume fu determinante per la crescita e l’espansione della civiltà romana.

Anticamente chiamato ‘Albula’, in riferimento alle sue chiare acque, secondo gli antichi storici il nome attuale deriverebbe da Tiberino, mitico re di Alba morto in battaglia sulle rive del fiume. 
Il Tevere era per gli antichi una fonte inesauribile di vita, una divinità, rappresentata in immagini e sculture con la cornucopia e il remo, simboli di abbondanza e navigabilità. 

 

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